Nessun atterraggio in vista?
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Il 9 febbraio l’indice azionario americano di riferimento S&P 500 ha superato la soglia dei 5.000 punti, guadagnando oltre il 5% dall’inizio dell’anno. Gli utili aziendali sono migliori del previsto e l’economia mostra incredibili segni di vigore e di tenuta. Mentre il mercato prevedeva a gennaio un rallentamento dei posti di lavoro creati sotto quota 200.000, il dato si è infine rivelato superiore alle 350.000 unità. L’occupazione rimane solida e questo può sembrare un controsenso, soprattutto perché la stampa si concentra costantemente sugli impieghi persi in seguito alla rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale (IA). Eppure gli Stati Uniti creano posti di lavoro anche dopo il licenziamento di oltre 30.000 persone (fonte: Layoffs.fyi) dall’inizio dell’anno a causa dell’IA. Infatti, pressoché tutti i settori, tranne l’estrazione mineraria e del gas, hanno assunto personale. Ad esempio, i produttori chimici hanno assunto circa 7.000 persone a gennaio, l’aumento più significativo dal 1990.
Nell’ultimo trimestre del 2023 la crescita reale (al netto dell’inflazione) degli Stati Uniti si è attestata al 3,3% su base annua e l’inflazione è scesa al 2,6% a dicembre, vicina all’obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale. Questo calo dell’inflazione si presta però a qualche equivoco, essendo in particolare riconducibile a voci volatili come alimenti ed energia. Se rimosse, la cifra salirebbe al 3%. Ciò ha tuttavia indotto i mercati a prevedere un forte taglio dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed) quest’anno, il che conferisce ulteriore forza alla tesi della crescita statunitense e del sostegno al mercato. Gli Stati Uniti devono la loro robusta crescita post-COVID, almeno in parte, all’uso del credito. Mentre il debito pubblico e privato negli Stati Uniti è quasi raddoppiato in 10 anni, sfiorando 100.000 miliardi di dollari, le società devono ora fare i conti con uno sfavorevole effetto forbice: aumento dei costi con la fine del denaro gratuito (il loro debito ammonta ad oltre 20.000 miliardi di dollari) ed una crescita degli utili che rallenta.
Inoltre, il vigore del settore manifatturiero, trainato dalle misure di reshoring delle attività strategiche (IRA e CHIPS Act for America), si sta esaurendo, con leader di mercato come TSMC ed Intel che rimandano l’apertura di fabbriche negli Stati Uniti fino a due anni. I sussidi promessi dal governo tardano infatti ad arrivare.
Dal punto di vista della domanda, i consumatori statunitensi si sono dimostrati straordinariamente forti, grazie alla crescita reale (al netto dell’inflazione) dei salari, anche se il risparmio in più accumulato dopo il COVID-19 è stato in gran parte speso. Sono i consumi cinesi a destare preoccupazione in un contesto economico depresso, dove la liquidazione del gigante immobiliare Evergrande, disposta a fine gennaio, ha aumentato le pressioni negative.
Vi sono inevitabilmente forze opposte che agiscono sulla crescita americana e la possibile rielezione di Donald Trump potrebbe essere una di queste. La buona notizia è che, dato il suo atteggiamento fin da subito provocatorio, avendo evocato dazi di almeno il 60% sui prodotti cinesi od incoraggiato la Russia ad attaccare i Paesi membri della NATO che non rispettano gli obiettivi di spesa militare, spinge gli europei a reagire e restare uniti.
Il volano che nonostante tutto continuerà a resistere è l’IA. Secondo l’ultimo sondaggio di BCG, l’89% degli imprenditori considera l’IA una delle maggiori priorità tecnologiche per il 2024. Gli investimenti previsti quest’anno dal mercato per i giganti tecnologici americani si attestano ad un record assoluto: circa 300 miliardi di dollari per i “Magnifici 7“.
Monthly House View, 22.02.2024 - Estratto dall'Editoriale
04 marzo 2024